Verifiche per M&A e investimenti (rischio, prova, decisione): AML/KYC, ESG, supply chain.

OSINT, HUMINT, COSINT, SOCMINT, forensics e fonti registrali. Privacy-by-design, GDPR/NIS2. Analisi multimodulo e piano. Report con red flags e risk matrix conformi (art. 191 c.p.p.).

About us
La due diligence investigativa è l’apparato conoscitivo che rende la decisione strategica difendibile nel tempo.

Non un orpello, ma la struttura portante che consente a board, investitori e advisor di ancorare scelte complesse a dati verificati, a ipotesi espresse con rigore, a nessi causali documentati.

Rispetto alla due diligence finanziaria o legale, l’investigativa opera dove i numeri non bastano: nel dominio delle condotte, delle relazioni, delle intenzioni, delle narrazioni organizzative e degli incentivi.

È qui che si annidano conflitti non dichiarati, passività latenti e rischi reputazionali che, se ignorati, riemergono a ridosso del closing o — peggio — dopo, con effetti economici e d’immagine sproporzionati.

L’obiettivo non è accumulare informazioni, bensì qualificarle: stabilire quanto sono fondate, come sono state ottenute, con quale livello di tracciabilità e ammissibilità potranno sostenere una trattativa, un’azione di tutela o, se necessario, un disimpegno.

→ Destinatari tipici: C-suite e board, M&A, private equity e venture, family office e HNWI, studi legali, comitati rischi/compliance, istituzioni e infrastrutture critiche.

Case | Scope | Output



→ Mandato e obiettivo: accertare fatti, contesti e connessioni invisibili ai soli documenti; fornire un quadro ad alta risoluzione prima di impegnare capitale o reputazione.

→ Posizionamento: integrazione investigativa delle diligence tradizionali (contabile, legale, fiscale) per colmare le aree cieche che i documenti, da soli, non illuminano.

→ Punto di forza: integra OSINT, HUMINT, COSINT, SOCMINT, forensics e fonti registrali, armonizzate da un metodo coerente con standard probatori e di sicurezza dell’informazione.

→ Finalità: ridurre l’asimmetria informativa e rendere governabile il rischio — contrattuale, operativo, regolatorio e reputazionale.

→ Output atteso: una base negoziale più robusta, scenari “best/worst case”, e un perimetro di rischio governabile (con clausole, condizioni sospensive, covenants, rimedi).

→ Valore in uso: base negoziale più forte, clausole e condizioni sospensive mirate, escalation/exit razionale, tutela dell’immagine e della continuità.

Degradazione evidenze, vantaggi negoziali, contenimento danni



In ambito informativo e forense il fattore tempo è determinante: i log ruotano, le tracce si assottigliano, le memorie volatili scompaiono, le versioni si consolidano e gli interessi si riallineano.

Ritardare l’intervento significa rinunciare alla massima qualità probatoria e, nei fatti, cedere terreno negoziale.

Anticipare la due diligence investigativa consente di congelare lo scenario (per quanto possibile), disaccoppiare osservazione e interferenza, scegliere tra più strade con lucidità — inclusa la più trascurata ma talvolta più saggia: non procedere.

→ Contenimento mirato: blocchiamo le esfiltrazioni e preserviamo gli artefatti rilevanti senza contaminare la scena.

→ Integrità della prova: operiamo su cloni/snapshot; l’originale rimane intatto per verifiche CTU/CTP.

→ Tracciabilità completa: hash-set iniziale/finale, timeline firmate, chain of custody verificabile.

→ Vantaggio negoziale: informazioni asimmetriche, lecite e verificabili, che spostano prezzo, covenants e condizioni.

→ Razionalità delle opzioni: dossier tecnici che orientano querela, azione civile, accordo stragiudiziale o re-design dell’operazione.

Ambiti di applicazione: dove la due diligence decide l’esito



Le situazioni in cui la dimensione investigativa è determinante attraversano domini molto diversi.

Il tratto comune è la necessità di validare ciò che non è immediatamente desumibile dai bilanci o dai contratti: intenzioni, relazioni, pratiche operative, qualità della governance, esposizioni regolatorie, idoneità ESG reale (non dichiarata).

→ M&A, JV, PE: titolarità effettiva, passività latenti ex art. 2424-bis c.c., contenziosi in pendenza, coerenza 231, profilo antitrust, compatibilità culturale.

→ Fornitori e partner critici: mapping filiera, rischio Paese, triangolazioni, sanzioni OFAC/UE/ONU, liste PEP, gradi di dipendenza e “single point of failure”.

→ Espansioni internazionali: compliance locale, pratiche di enforcement, FATF e percezione di rischio, disponibilità di registri e trasparenza societaria.

→ Real estate & infrastrutture: ipocatastali, servitù, contenziosi, D.Lgs 152/2006 ambientale, AIA/VIA, oneri di bonifica.

→ Persone chiave e governance: background manageriale, conflitti d’interesse, interdizioni, reputazione storica, shadow influence e ruoli informali.

→ Technology & data-driven business: postura NIS2, ISO/IEC 27001, incident history, gap GDPR, diritti/licenze, data lineage e retention.

Metodo integrato: fasi, controlli e criteri probatori



Un metodo è solido quando è replicabile, tracciabile e scrutinabile.

La nostra metodologia combina progressione investigativa e disciplina probatoria: ogni passaggio produce evidenze classificabili per fonte, momento e trattamento, in modo da consentire — ove richiesto — l’utilizzabilità in sede giudiziale e, sempre, la difendibilità in sede negoziale.

→ 1) Kick-off & scope: definizione del perimetro, ipotesi di rischio, livelli di profondità, NDA, milestone e criteri di successo.

→ 2) Fonti aperte & registrali: registri imprese, bilanci, PRA, beneficial ownership, IP (EPO/WIPO), media & web intelligence multilingue.

→ 3) HUMINT & deep-dive: interviste confidenziali, reputation sounding, audit su supply chain, verifiche di condotta e prassi.

→ 4) Field audit: sopralluoghi in sito, inventory check, campionamenti EHS, verifica asset fisici/infrastrutturali.

→ 5) Compliance & legal check: AMLD 4/5, D.Lgs 231/2001, Reg. (UE) 2020/852, antitrust, export control, privacy GDPR.

→ 6) Sintesi & decisioni: risk matrix, scoring, red flags, raccomandazioni contrattuali (conditions precedent, warranties, escrow).

→ 7) Validazione: hashing SHA-256/512, chain of custody, log di accesso, time-stamping; criteri art. 191 c.p.p.

Fonti, strumenti, qualità del dato: dall’OSINT al forense



Il dato ha valore solo se è integro, pertinente e contestualizzato.

La qualità di una decisione dipende dalla qualità del dato e dalla capacità di ricondurlo alla sua origine con una catena di passaggi verificabili.

Per questo l’acquisizione è minimale ma mirata, l’elaborazione è tracciata e la presentazione privilegia chiarezza, proporzionalità e rilevanza.

→ OSINT strutturata: imprese e bilanci, gazzette e albi, registri IP, atti, appalti, beneficial ownership, mediatica qualificata.

→ SOCMINT e media analysis: semantica, geotag, cronologia, network; smentite/errata corrige come segnali di qualità.

→ HUMINT e COSINT: colloqui mirati, triangolazioni di riscontro, reputational insight con metodo (mai aneddotica).

→ Deep/Dark web: leakage, marketplace, indicatori di compromissione, pattern di traffico.

→ Forensics: copie bit-a-bit, memory e network forensics, log correlation, carving; artefatti EDR/XDR e CI/CD audit.

→ Strumentazione: write-blocker, HSM, time-stamping, SIEM/SOAR, piattaforme KYC/AML enterprise.

Standard probatori e catena di custodia: dalla raccolta all’uso



La differenza tra informazione e prova è nel tragitto: come nasce, come viene trattata, come arriva sul tavolo di chi decide.

L’architettura probatoria governa integrità, tracciabilità e ammissibilità; riduce il rischio di esclusione, rafforza la negoziazione e prepara il terreno per eventuali contenziosi.

→ Integrità: imaging forense, hash iniziale/finale, log firmati, policy di evidence handling.

→ Tracciabilità: chain of custody nominativa/temporale, access control, segregazione dell’originale.

→ Ammissibilità: raccolta lecita, proporzionata e pertinente; conformità a art. 191 c.p.p..

→ Standard: ISO/IEC 27037/27041/27042/27043, ISO/IEC 27001/27002, NIST SP 800-61/800-86; linee ENISA.

Modulo Finanziario Forense



L’analisi finanziaria forense non “rifà i conti”: ne giudica sincerità e coerenza, distinguendo tra performance sostenibili e costruzioni estemporanee.

Si interrogano la qualità degli utili, la resilienza dei flussi, la sostanza delle poste e la direzione degli incentivi manageriali.

→ Quality of Earnings: rettifiche, componenti straordinarie, EBITDA normalizzato, working capital e stagionalità.

→ Flussi & triangolazioni: cash-flow mapping, soggetti correlati, round-tripping, fatture a specchio, ricavi anticipati.

→ Stress test: sensitività su covenant e leverage, scenari di liquidità, esposizioni off-balance.

→ Red flags: vendor concentration, channel stuffing, stock obsolescente, differenze inventariali ricorrenti.

Modulo Legale, 231 e Antitrust



L’angolo cieco più costoso è spesso giuridico: una clausola trascurata, una concentrazione non notificata, un modello 231 nominale.

La componente investigativa traduce il quadro legale in rischi operativi e contrattuali, suggerendo rimedi specifici.

→ 231 & governance: risk map, modello organizzativo, atti OdV, eventi sentinella, audit indipendenti.

→ Contenziosi: cause attive/passive, arbitrati, change-of-control, non-compete, clausole penali e di recesso.

→ Antitrust: intese, abusi, concentrazioni; impegni e compliance post-operazione.

→ IP & intangibles: titolarità, licenze, eventuali contraffazioni, escrow di codice e catena dei diritti.

Modulo AML/KYC, Sanzioni e PEP



La compliance AML non è mera aderenza procedurale: è riduzione del rischio di coinvolgimento in filiere opache o in esportazioni a rischio sanzioni.

L’analisi si estende a proprietà effettiva, flussi, giurisdizioni e reputazione.

→ KYC/KYE/KYP: identità, attività, beneficial owner, conflitti e incongruenze.

→ AML: flussi atipici, giurisdizioni opache, shell/letter-box, schemi di layering.

→ Sanzioni: OFAC/UE/ONU, dual-use, end-use, export control.

→ PEP & adverse media: esposizione pubblica, cronache giudiziarie, associazione per prossimità.

Modulo Reputazionale ed ESG



La reputazione non è marketing: è rischio cumulato.

Un ESG dichiarato e non praticato espone a contenziosi, sanzioni e reazioni di stakeholder. L’analisi verifica coerenza, tracciabilità e impatti.

→ Reputational timeline: incidenti, richiami, sanzioni, high-risk events e risposte adottate.

→ ESG reality check: Reg. (UE) 2020/852, green claims, diritti umani in filiera, reporting e audit esterni.

→ Stakeholder mapping: comunità, autorità, NGO; conflittualità latente e licenza sociale ad operare.

→ Impatti: rischio boicottaggio, rating extra-finanziari, costo del capitale.

Modulo Tecnologico, Cyber e Forense Digitale



L’asset informativo è spesso l’asset reale. Verificarne postura, incidenti e catena di trattamento è essenziale per non ereditare vulnerabilità, passività GDPR o pratiche inidonee.

→ Postura: NIS2, ISO/IEC 27001, ruoli, terze parti, DPA, trasferimenti extra-SEE.

→ Vulnerabilità: PenTest OT/IT, red/purple team, correlazioni SIEM/SOAR, remediation pratica.

→ Incidenti: triage → containment → forensics → remediation; gestione breach, sanzioni e comunicazioni.

→ Dati e licenze: diritti d’uso, IM, data lineage e retention, litigation hold e discovery.

Modulo Ambientale ed EHS



Le passività ambientali si rivelano spesso tardivamente, con effetto moltiplicativo su costi e reputazione.

Occorre predisporre verifiche tecniche, documentali e di contesto.

→ Conformità: D.Lgs 152/2006, AIA/VIA, monitoraggi, registri rifiuti, responsabilità estese.

→ Passività: amianto/PCB, solventi clorurati, contaminazioni storiche, bonifiche incomplete.

→ Responsabilità: sanzioni, ordini di ripristino, danno ambientale, fideiussioni.

→ Filiera: tracciabilità, stoccaggi, trasporti, subforniture a rischio.

Modulo Immobiliare e Infrastrutturale



Real estate e infrastrutture richiedono un’analisi che sovrappone diritto, tecnica e manutenzione.

Il rischio è trasferire più problemi che asset.

→ Titoli e gravami: ipoteche, pignoramenti art. 2828 c.c., servitù e vincoli pubblicistici.

→ Urbanistica: conformità, agibilità, varianti, rischio abuso e liti pendenti.

→ Stato di fatto: integrità impianti, obsolescenza, CAPEX stimati, manutenzioni differite.

→ Rapporti: locazioni/sub-locazioni, fideiussioni, clausole acceleranti e penalità.

Settori verticali



La specializzazione settoriale riduce falsi positivi e rende i segnali più leggibili.

Ogni filiera ha pattern ricorrenti che meritano un’attenzione mirata.

→ Energia & utilities: concessioni, compliance ambientale, regolazione, contenziosi multi-stakeholder.

→ Healthcare & life sciences: autorizzazioni, trial data, farmacovigilanza, tracciabilità lotti e cold chain.

→ Moda & lusso: grey market, contraffazione, diritti IP, licenze territoriali, auditing di filiera.

→ Fintech & payments: licenze, AML, cyber posture, outsourcing critico, resilienza dei PSP.

→ Hospitality & real estate: brand standards, urbanistica, EHS, rapporti di lavoro e stagionalità.

→ Automotive & mobility: EDR/telematica, richiami, sicurezza, subfornitura e stock di parti.

→ Media & tech: copyright, licenze software, data governance, AI e data lineage.

→ Infrastrutture critiche: sicurezza fisica, piani di continuità, supply chain security.

Deliverable, reporting e “value-in-use”



Il documento utile non è quello più lungo, ma quello che consente di agire.

La reportistica strutturata trasforma evidenze in scelte: individua i nodi, propone rimedi, quantifica impatti, definisce timing e responsabilità.

→ Executive summary: tesi, antitesi, evidenze, “so what” operativo.

→ Risk matrix: severità × probabilità, soglie di tolleranza, priorità.

→ Red flags: natura, impatto, rimedi, prove e riferimenti incrociati.

→ Allegati: hash, chain of custody, fonti, campioni tecnici, immagini.

→ Clausole: condizioni sospensive, warranties, escrow, retention, covenants.

→ Roadmap: milestones, owner, KPI di remediation, verifiche post-closing.

Governance d'incarico e coordinamento advisor



L’efficacia investigativa è funzione della governance: obiettivi univoci, canali riservati, ruoli chiari, decisioni rapide.

La co-progettazione con il team cliente e con gli advisor consente di massimizzare l’utilità decisionale e minimizzare ridondanze e attriti.

→ Project board: referenti legali, M&A, compliance, IT/security, EHS; “one voice”.

→ Confidenzialità: NDA, segregazione informativa, need-to-know, audit accessi.

→ Calendario: finestre “sprint”, consegne intermedie, quick-wins e no-regret moves.

→ Interfaccia: coordinamento con legal/fiscali/periti; dossier unico integrato.

→ Escalation: condizioni di stop, aggiornamenti per critical findings e risk alerts.

Norme, standard e riferimenti



La cornice normativa e tecnica è il vincolo che dà valore al risultato: senza legalità, proporzionalità e tracciabilità, non c’è prova; senza standard, non c’è comparabilità; senza etica, non c’è reputazione.

→ Prova e processo: art. 191 c.p.p. (esclusione prove illecite), regole c.p.c. per produzione documentale, CTU/CTP.

→ Investigazioni private: T.U.L.P.S. artt. 134-135, D.M. 269/2010 e Codice Deontologico (All. G).

→ Dati e privacy: GDPR 2016/679, minimizzazione e liceità, infrastrutture ISO/IEC 27001.

→ Forensics & security: ISO/IEC 27037/27041/27042/27043, ISO/IEC 27001/27002, NIST SP 800-61/800-86, ENISA.

→ AML & sanzioni: Direttive AMLD 4/5, FATF 40 Recommendations, liste OFAC/UE/ONU.

→ ESG & ambiente: Reg. (UE) 2020/852 “Taxonomy”, D.Lgs 152/2006, AIA/VIA.

→ Antitrust & concorrenza: norme UE/nazionali, concentrazioni, impegni, enforcement.

Costi, tempi e livelli di profondità



In investigazione la domanda “quanto costa?” ha senso solo se accompagnata da “quanto serve?” e “per quale uso?”.

Il perimetro, la profondità e l’orizzonte di utilizzo (negoziale o probatorio) determinano tempi, strumenti e quindi budget.

→ “Light”: 3–7 giorni, screening mirato (bloccanti), singola giurisdizione, red flags e opzioni rapide.

→ “Standard”: 10–20 giorni, analisi completa, multi-modulo, risk matrix e raccomandazioni attuative.

→ “Enhanced”: 3–6 settimane, multi-Paese, HUMINT estesa, forensics selettive, clausole ed escrow.

→ Urgenze: finestre accelerate con milestone incrementali e priorità sugli artefatti a rischio.

Distinzione dalla due diligence contabile?



La due diligence contabile certifica i numeri; l’investigativa verifica la realtà che li genera.

Dove la contabile si ferma, l’investigativa prosegue: condotte, relazioni, incentivi, reputazioni, conflitti, contesti, enforcement.

→ Ambito: relazioni, integrità, “conduct risk”, esposizione regolatoria.

→ Metodo: HUMINT, OSINT qualificata, forensics, registri e chain of custody.

→ Esito: informazione negoziale e, quando necessario, prova utilizzabile.


Le evidenze sono utilizzabili in giudizio?



Sì, quando raccolte con metodo lecito, proporzionato e documentato.

Distinguiamo tra informazione per la negoziazione e prova per il procedimento; curiamo requisiti formali e sostanziali per l’ammissione.

→ Lecità & pertinenza: rispetto art. 191 c.p.p., finalità esplicite e limiti.

→ Forma: imaging, hash, firme digitali, chain of custody.

→ Presentazione: dossier tecnico, CTP/CTU, allegati e riferimenti.

Contesti esteri e multi-giurisdizionali



La qualità probatoria dipende dalla cornice locale.

Lavoriamo con network qualificato e includiamo avvertenze d’uso: differenze di accesso, pubblicità dei registri, limiti alla raccolta e all’impiego.

→ Conformità: leggi su privacy/indagini e registri dei Paesi coinvolti.

→ Fonti: equivalenti di Companies House, catasti, gazzette, elenchi sanzioni.

→ Output: legal viability per la sede competente, caveat su trasferimento dati.

Come si avvia in pratica?



Priorità: chiarezza di scopo e rapidità operativa.

Un buon avvio riduce tempi e costi e aumenta la qualità del risultato.

→ Step 1: brief riservato (obiettivi, urgenze, soglie di rischio).

→ Step 2: NDA, accessi, elenco soggetti/giurisdizioni e fonti disponibili.

→ Step 3: prima finestra informativa con red flags e “no-regret moves”.

Caso d’uso (anonimizzato)



Target manifatturiero “asset-heavy” in acquisizione cross-border.

Narrativa lineare, bilanci coerenti.

La componente investigativa evidenzia tre fattori: bonifiche storiche sospese con rischio riapertura, fornitore unico a rischio continuità e legame indiretto con soggetto sanzionato tramite sub-fornitura terza.

Ridisegnato il perimetro contrattuale, si fissano escrow ambientali, sostituzione del fornitore critico e condition precedent di compliance.

→ Impatto: revisione del prezzo e clausole di salvaguardia, rimodulazione CAPEX, neutralizzazione passività potenziale.

→ Esito: closing salvaguardato, resilienza post-deal, governance rafforzata e reputazione protetta.

Perché noi?



Operiamo come società a capitale interamente privato e indipendente: questa condizione è sostanza, non stile.

La neutralità operativa e relazionale, l’assenza di conflitti e la tracciabilità integrale dei processi sono la premessa del risultato credibile.

Non vendiamo esiti, produciamo evidenze.

→ Indipendenza: nessun interesse terzo; solo verso cliente e prova.

→ Metodo: protocolli verificabili, auditabili, replicabili.

→ Prova: evidenze documentate, coerenti e difendibili, pronte a sostenere decisioni e tutele.

RICHIEDI UN CONFRONTO


Iniziamo dal necessario.

Il primo passo è un confronto tecnico e riservato (con NDA disponibile).

Definiamo insieme obiettivi, priorità e profondità, stimiamo perimetro e tempi, impostiamo la prima finestra informativa con red flags e opzioni pragmatiche.

Entro 24–48 ore restituiamo una priorità d’intervento e un piano a milestone.

→ Modalità: sede, video-riunione sicura o call dedicata.
→ Consegna: valutazione preliminare con prossimi passi e prima matrice dei rischi.
→ Impegno: privacy-by-design, conformità GDPR, NIS2, ISO/IEC 27001.
→ Esito: decisioni informate, prove difendibili, negoziazioni più forti.

Invia richiesta
Servizi più richiesti